venerdì 30 gennaio 2015

Il mondo nuovo - Ritorno al mondo nuovo

In tempi come quelli di questo ultimo decennio fortemente caratterizzati dalla variabile tecnologica ed evolutiva e dove spesso la realtà, le relazioni sociali e le emozioni stesse appaiono spesso o possono apparire quasi rarefatte, meno reali e vissuti a vantaggio di una dimensione digitale/virtuale che di sovente viene spesso a configurarsi come quella vissuta a discapito di quella reale che dovrebbe essere primaria, ma che invece spesso assurge come secondaria, non necessaria, mi sono venute in mente le riflessioni e le tesi profetiche di Aldous Huxley.



Nel 1932 mentre il mondo era ancora alle prese con la crisi economica che aveva investito America ed Europa e le dittature politiche si venivano progressivamente affermando, Huxley pubblica "Il mondo nuovo", pietra miliare della letteratura avveniristica.


In questo romanzo si prefigura ed ipotizza una società in cui il volto è mutato dalla scienza: una società pianificata in nome del razionalismo produttivistico, nemica di ogni "sovvertimento dell'Ordine e della Stabilità", sessualmente e biologicamente rafforzata e ristrutturata, votata all'assoluta perfezione.
Ogni emozione, ogni sentimento sono banditi e gli uomini ridotti a robot vivono in chiave di utopia un benessere che li rende schiavi del progresso.
27 anni dopo, nel 1959, nel saggio/commento "Ritorno al mondo nuovo", Huxley riesamina le tesi profetiche del 1932 alla luce degli avvenimenti di quegli anni notando come molte delle invenzioni avveniristiche presentate allora con ironia non fossero così lontane dalla realtà e come le organizzazioni nelle quali si assomma il potere stiano manipolando scientificamente i pensieri e i sentimenti degli uomini e delle donne, tentando di trasformare gli essere umani in automi.
In sintesi, un documento e un monito e allo stesso tempo una sfida all'uomo perchè difenda le proprie libertà.
A distanza di ben 83 anni dal primo romanzo e di 56 anni dal secondo, è sempre imbarazzante e in un certo senso inquietante il realismo di tali tesi profetiche, se riflettiamo su come la nostra vita sia sempre più scandita e governata anche nei rari momenti di libertà e stacco dalle freneticità del vivere quotidiano, dall'elemento tecnologico, sia esso smartphone, che pc o tablet nelle forme di auto-selfie o dubsmash e così via...
Ricordo e con queste parole vorrei terminare questo mio post, come Huxley chiuse il saggio/commento "Ritorno al mondo nuovo":
"Per adesso qualche libertà resta ancora nel mondo. Molti giovani, è vero, sembrano non darle valore. Ma alcuni di noi credono che senza libertà le creature umane non saranno mai pienamente umane e che pertanto la libertà è un valore supremo. Può darsi che le forze opposte alla libertà siano troppo possenti e che non si potrà resistere a lungo. Ma è pur sempre nostro dovere fare il possibile per resistere".
Parole che dovrebbero rappresentare per dirla alla Kant come una sorta di imperativo categorico.

venerdì 23 gennaio 2015

Amare la vita...

Salve a tutti...
Dopo oltre un anno di silenzio riprendiamo le attività sul nostro blog...
Purtroppo causa forze maggiori, altre urgenze e priorità della vita ci hanno distolto dalla passione e dal desiderio di comunicare sul blog tutto ciò che potesse ispirare riflessioni e considerazioni degne di una qualche significatività.
Probabilmente ogni tanto la vita e le sue contingenze ti portano ad interrogarti e a cercare di essere causativi verso certi nodi esistenziali da risolvere per non vivere in una condizione di eterno stand-bye.






Ad ogni modo, eccoci finalmente di nuovo qui a parlare di cultura, poesia, filosofia, sociologia e tutto ciò che la bellezza e la profondità della vita può darci ed offrirci come spunto di riflessione da condividere con tutti voi e con tutti quelli come voi che avranno piacere di seguirci e di continuare a seguirci...
In questa occasione a proposito proprio della nostra strada del ritorno, mi sono venuti in mente dei versi tratti da "I fratelli Karamazov" circa la bellezza e la singolarità della vita nonostante tutto e all'esigenza di amarla nonostante tutto...





L'episodio che mi piace ricordare è quando Alioscia e Ivan si incontrano dopo molti anni di lontananza, quando ormai sono divenuti estranei e sconosciuti l'uno all'altro. Le loro scelte di vita sono totalmente contrastanti: Alioscia è entrato come novizio nel convento dello stàrez Zosima, mentre Ivan è diventato negatore non solo di Dio, ma del mondo da lui creato, percepito come un "disordinato, maledetto e forse diabolico caos".
La ragione di Ivan che pure è giunta a questa conclusione, non riesce però ad appagarsene, poichè la negazione totale del mondo contrasta con il suo bisogno d'amore, con la sua volontà di vivere. Di lui aveva detto poco prima Alioscia:"La sua è un'anima tempestosa. Il suo intelletto è in catene. In lui c'è un alto pensiero che non trova soluzione..."

"... Della mia stessa commozione m'inebrio! Qui non si tratta di intelligenza, di logica: qui è con l'intimo dell'essere, è colle viscere che si ama: e sono le tue prime, giovani forze che tu ami... Intendi qualcosa del mio guazzabuglio, Alioscia: o forse no?, si mise a ridere Ivan.
Intendo benissimo Ivan: coll'intimo e colle viscere si sente voglia d'amare: l'hai detto tu magnificamente, e io non so dirti quanto son felice che in te ci sia tanta voglia di vivere proruppe Alioscia. Io penso che per tutti il primo dovere al mondo sia di amare la vita.
Amare la vita più che il senso di essa?
Senza dubbio, amarla anteriormente a ogni logica, come dici tu, e di necessità anteriormente a ogni logica, giacchè solo a questo patto potrò afferrarne il senso. Ecco quello che da un pezzo mi par d'intravvedere..."

Il dubbio finale di Ivan è quindi se sia possibile amare la vita quando la ragione non sembra offrire una spiegazione convincente del suo significato, ma in questo c'è sicuramente il fascino, il mistero e il senso della vita medesima.