Salve a tutti...
Dopo oltre un anno di silenzio riprendiamo le attività sul nostro blog...
Purtroppo causa forze maggiori, altre urgenze e priorità della vita ci hanno distolto dalla passione e dal desiderio di comunicare sul blog tutto ciò che potesse ispirare riflessioni e considerazioni degne di una qualche significatività.
Probabilmente ogni tanto la vita e le sue contingenze ti portano ad interrogarti e a cercare di essere causativi verso certi nodi esistenziali da risolvere per non vivere in una condizione di eterno stand-bye.
Ad ogni modo, eccoci finalmente di nuovo qui a parlare di cultura, poesia, filosofia, sociologia e tutto ciò che la bellezza e la profondità della vita può darci ed offrirci come spunto di riflessione da condividere con tutti voi e con tutti quelli come voi che avranno piacere di seguirci e di continuare a seguirci...
In questa occasione a proposito proprio della nostra strada del ritorno, mi sono venuti in mente dei versi tratti da "I fratelli Karamazov" circa la bellezza e la singolarità della vita nonostante tutto e all'esigenza di amarla nonostante tutto...
L'episodio che mi piace ricordare è quando Alioscia e Ivan si incontrano dopo molti anni di lontananza, quando ormai sono divenuti estranei e sconosciuti l'uno all'altro. Le loro scelte di vita sono totalmente contrastanti: Alioscia è entrato come novizio nel convento dello stàrez Zosima, mentre Ivan è diventato negatore non solo di Dio, ma del mondo da lui creato, percepito come un "disordinato, maledetto e forse diabolico caos".
La ragione di Ivan che pure è giunta a questa conclusione, non riesce però ad appagarsene, poichè la negazione totale del mondo contrasta con il suo bisogno d'amore, con la sua volontà di vivere. Di lui aveva detto poco prima Alioscia:"La sua è un'anima tempestosa. Il suo intelletto è in catene. In lui c'è un alto pensiero che non trova soluzione..."
"... Della mia stessa commozione m'inebrio! Qui non si tratta di intelligenza, di logica: qui è con l'intimo dell'essere, è colle viscere che si ama: e sono le tue prime, giovani forze che tu ami... Intendi qualcosa del mio guazzabuglio, Alioscia: o forse no?, si mise a ridere Ivan.
Intendo benissimo Ivan: coll'intimo e colle viscere si sente voglia d'amare: l'hai detto tu magnificamente, e io non so dirti quanto son felice che in te ci sia tanta voglia di vivere proruppe Alioscia. Io penso che per tutti il primo dovere al mondo sia di amare la vita.
Amare la vita più che il senso di essa?
Senza dubbio, amarla anteriormente a ogni logica, come dici tu, e di necessità anteriormente a ogni logica, giacchè solo a questo patto potrò afferrarne il senso. Ecco quello che da un pezzo mi par d'intravvedere..."
Il dubbio finale di Ivan è quindi se sia possibile amare la vita quando la ragione non sembra offrire una spiegazione convincente del suo significato, ma in questo c'è sicuramente il fascino, il mistero e il senso della vita medesima.
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