Come premessa a questo nuovo articolo, ci premeva
ringraziare sentitamente l’Associazione Famiglia e Valori, per la possibilità
che ci ha concesso di essere ospitati all'interno del loro sito web,
acquisendo in questo modo anche maggiore visibilità e numero di visite, di
accessi e per un blog nato da poco, è una grande opportunità. (http://www.famigliaevalori.it/)
Inoltre la cosa ci rende ancora più felici ed entusiasti per
l’assoluta condivisione valoriale per tutto ciò che Famiglia e Valori realizza
sul territorio e per i principi e gli ideali che la governano e ne ispirano l’attività
quotidiana come veri principi guida.
E un ringraziamento particolare alla persona di Giovanni Gnutti, Presidente dell’Associazione
Famiglia e Valori per il confronto quotidiano
con il quale ci è di stimolo continuo e contributo proficuo per l’attività che da oggi anche grazie l’Associazione, andremo a svolgere.
Nell'articolo di oggi vorrei affrontare una problematica magari
delicata, sensibile, ma non per questo meno importante e significativa nella
vita di tutti giorni, specie nell'ultimo decennio: la questione sulla centralità nella vita
degli Stati Europei e dei cittadini, dell’UE, tra scetticismo o meglio
euro-scetticismo ed opportunità.
A proposito dell’attuale situazione europea e dell’odierna
strategia politica comunitaria, sostiene Josè Manuel Barroso, Presidente della
Commissione Europea:” La strategia Europa
2020 punta a rilanciare l'economia dell'UE nel prossimo decennio. In un mondo che cambia l'UE si propone di
diventare un'economia intelligente, sostenibile e solidale. Queste tre priorità
che si rafforzano a vicenda intendono aiutare l'UE e gli Stati membri a
conseguire elevati livelli di occupazione, produttività e coesione sociale. In
pratica, l'Unione si è posta cinque ambiziosi obiettivi – in materia di
occupazione, innovazione, istruzione, integrazione sociale e clima/energia – da
raggiungere entro il 2020. Ogni Stato membro ha adottato per ciascuno di questi
settori i propri obiettivi nazionali. Interventi concreti a livello europeo e
nazionale vanno a consolidare la strategia”.
Ricordo circa la centralità dell’UE come istituzione
politica che fin dagli inizi del XIV° secolo, il giurista francese Pierre
Dubois auspicava la formazione di una confederazione europea retta da un consiglio
di “uomini saggi e fedeli”. Furono solo gli orrori dei due conflitti mondiali a
creare le premesse per un suo rilancio e cioè la volontà di prevenire un altro
conflitto e la necessità di organizzare la ricostruzione del continente su una
base più ampia di quella costituita dalle singole potenze a mettere in moto il
processo di unificazione.
La ricostruzione europea costituiva un’opportunità di legare
all’area economica degli USA, alcuni Paesi del vecchio continente, creando un
blocco economico e politico alternativo a quello che si andava delineando tra i
paesi comunisti dell’Europa orientale.
L’idea d’Europa origina e si struttura con l’azione strutturale (nasce con la
stipulazione dei Trattati di Roma, si rafforza con il varo delle politiche
comunitarie, prende forma e corpo con la costituzione dei fondi di
investimento, si realizza con la progettualità
comunitaria), passando attraverso un processo di integrazione politica,
istituzionale (1951-52: CECA; 1957-58: CEE,EURATOM; 1986-87: ATTO UNICO EUROPEO
che è una sorta di revisione dei Trattati di Roma), economica e di allargamento
dell’unione.
Poste queste premesse non si può restare indifferenti ad una
posizione che dovrebbe essere spuria, media tra un’esaltazione comunitaria a
prescindere ed un freddo e cinico euro-scetticismo.
Ricordava il saggio Aristotele nella sua Etica nicomachea:” D’altronde la virtù ha per oggetto passioni
ed azioni, nelle quali l’eccesso costituisce un errore e il difetto è
biasimato, mentre il mezzo è lodato ed ha successo: e queste sono, ambedue,
caratteristiche della virtù. La virtù è dunque una sorta di medietà, perché
appunto tende al mezzo…
La virtù è dunque una
disposizione che orienta la scelta deliberata, consistente in una via di mezzo
rispetto a noi, determinata dalla regola, vale a dire nel modo in cui la
determinerebbe l’uomo saggio. È una medietà tra due vizi, uno per eccesso e
l’altro per difetto. E lo è, inoltre, per il fatto che alcuni vizi difettano,
altri eccedono ciò che si deve sia nel campo delle passioni che delle azioni,
mentre la virtù e ricerca e sceglie deliberatamente il medio…
Perciò secondo la sua
sostanza e la definizione che ne esprime l’essenza la virtù è una medietà, ma
secondo l’eccellenza e la perfezione è un estremo…”.
Riflettendo circa il percorso e la centralità dell’EU, mi
sono tornate alla mente le parole e la posizione assunte dal noto sociologo
Ralf Dahrendorf su “Perché l’Europa?
Riflessioni di un europeista scettico” fin dal 1996, ma che nonostante
i cambiamenti e mutamenti politici-istituzionali (anche a livello europeo) accorsi
in questo quasi ventennio, trovo sempre molto attuali e pertinenti.
Il meta-quesito che fa da padrone nelle riflessioni di
Dahrendorf, è la centralità assoluta attribuita all’unione monetaria e collegata
a questa: ”qual è il vero motivo per cui oggi noi ricerchiamo l’Unione Europea?”
Trovo che uno dei “must” che dovrebbero essere seguiti
pedissequamente nelle riflessioni di Dahrendorf, sia la necessità e l’urgenza di
guardarci dall’eurocinismo od euroscetticimo. Io condivido pienamente la
definizione che il sociologo dava di sé stesso, come europeista scettico che è allarmato dalla frattura esistente fra
le intenzioni e le realtà dell’Europa e che vuole ricucire tale frattura.
Ricordava il noto sociologo come: ”la sempre più stretta unione delle nazioni europee è un obiettivo che
merita di essere perseguito, ma che ha bisogno urgente di essere definito con
maggiore precisione. Il punto di partenza sulla strada verso questa meta è
l’Unione Europea così come esiste realmente.”
Una delle questioni di fondo sollevate da Dahrendorf e che
il sottoscritto a 17 anni di distanza trova sempre drammaticamente reali e
realistiche, è se davvero l’unione monetaria contribuisca alla
soluzione dei problemi reali degli Stati Europei e dei loro cittadini:
- Disoccupazione
- Competitività
- Riforma Welfare State
- Delusione
- Nuove minacce
Senza passare per cronico pessimista, non mi pare che siano
questioni che siano state totalmente o parzialmente risolte, dato che a
distanza di quasi 20 anni continuano a ricorrere nelle priorità dei vari
programmi europei e delle politiche da implementare. Basti pensare alle
priorità della strategia comunitaria Europa 2020 con cui abbiamo iniziato
l’articolo.
Sostiene Dahrendorf a proposito del sogno europeo che “le speranze che non si colorano di realtà
sono illusioni” ed io mi permetto di aggiungere vane ed inutili illusioni.
Sostenva Dahrendorf che “l’Europa
dev’essere un parto della testa, non una questione di cuore. Io non sogno una
superpotenza europea, che sieda al tavolo con gli Stati Uniti e la Cina o
chiunque altro, in un mondo diviso fra grandi blocchi. Questo d’altronde
sarebbe né più né meno che un sogno nazionalistico, con la sola differenza che
metterebbe l’Europa al posto dello Stato nazionale…
Penso invece ad
un’Europa in cui sia facile viaggiare da Aberdeen a Palermo, in cui il titolo
di studi dell’università di Aberdeen sia riconosciuto anche a Palermo, in cui
mi sia possibile cambiare senza fatica le mie sterline prese in Scozia in lire
prese in Sicilia, un’Europa della convertibilità. La convertibilità è sempre un
fatto di testa, laddove l’unità è un fatto di cuore”.
Si tratta di una posizione di criticismo verso un’idea di
Europa fino a questo momento presente assolutamente condivisibile, soprattutto
in luogo del rigore imposto dall'UE.
Il rigore da solo non basta.
Il rigore da solo non basta.
Ricordo le parole solo pochi mesi fa del Presidente della
Consob, Giuseppe Vagas: ”un’austerità
senza speranza può diventare il detonatore di una crisi generalizzata… La risposta va trovata agendo direttamente nell'economia
reale.”
Ritorniamo al punto quasi iniziale, cioè si tende sempre a
focalizzare l’attenzione sull'unione monetaria, sul pilastro
economico-finanziario, tralasciando quello politico e di un’efficacia ed
adeguata governance.
Anche nei mesi scorsi il Presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, è intervenuto a
proposito delle priorità "di politica economica del nuovo governo
italiano", specie in tema fiscale. Lasciando la sede del Consiglio europeo
a fine vertice, lo stesso Ministro
dell’Economia, Saccomanni, ha voluto precisare: "Ho ribadito che vogliamo rimanere all'interno degli impegni assunti a
livello comunitario, che le misure che stiamo prendendo adesso, che sono misure
ben note e che affrontano problemi urgenti, saranno prese in maniera tale da
non alterare i saldi della finanza pubblica per il 2013". Il ministro
ha voluto sottolineare che il programma presentato è stato largamente approvato
dagli addetti ai lavori in Italia: "C'è
un ampio consenso politico per fare questo tipo di mantenimento, ovvero combinare il consolidamento, il rafforzamento
della finanza pubblica con programmi di riforme e interventi su questioni urgenti
senza sconvolgere gli impegni assunti".
Così come ogni qualvolta l’UE fissa obiettivi specie e
soprattutto in tema di finanza pubblica, di efficienza della pubblica
amministrazione, in materia finanziaria
e banche, di tassazione e concorrenza.
Come concluse Dahrendorf nelle sue riflessioni: ”ancora una volta l’Europa attraversa un
momento di crisi. Speriamo che venga utilizzato con saggezza”.
Non c’è che augurarsi a questo punto che la nuova strategia
comunitaria per la crescita che va sotto il nome di Europa 2020, possa davvero rappresentare un nuovo corso nel
rilancio di un'economia più competitiva e con un più alto tasso di occupazione,
attraverso l’implementazione di politiche intelligenti, sostenibili, solidali e che possano contribuire a far
rinascere dentro la coscienza di ogni cittadino europeo, la centralità e la
vicinanza di un’UE come reale istituzione politica, attenta ai bisogni e alle
esigenze dell’economia reale e della vita delle persone e non solo ad un’unione
monetaria attenta ai vincoli di bilancio e ai vari patti di stabilità.
Forse è più utile pubblicare il Dhrendorf-pensiero di oggi.
RispondiEliminahttps://t.co/Q07wB3oX4y
Un bel colpo per i liberali di sinistra attaccati al Sogno Europeo.