giovedì 5 settembre 2013

L'UE tra euroscetticismo ed opportunità




Come premessa a questo nuovo articolo, ci premeva ringraziare sentitamente l’Associazione Famiglia e Valori, per la possibilità che ci ha concesso di essere ospitati all'interno del loro sito web, acquisendo in questo modo anche maggiore visibilità e numero di visite, di accessi e per un blog nato da poco, è una grande opportunità. (http://www.famigliaevalori.it/)
Inoltre la cosa ci rende ancora più felici ed entusiasti per l’assoluta condivisione valoriale per tutto ciò che Famiglia e Valori realizza sul territorio e per i principi e gli ideali che la governano e ne ispirano l’attività quotidiana come veri principi guida.

E un ringraziamento particolare alla persona di  Giovanni Gnutti, Presidente dell’Associazione Famiglia e Valori per  il confronto quotidiano con il quale ci è di stimolo continuo e contributo proficuo per l’attività  che da oggi anche grazie  l’Associazione, andremo a svolgere.

Nell'articolo di oggi vorrei affrontare una problematica magari delicata, sensibile, ma non per questo meno importante e significativa nella vita di tutti giorni, specie nell'ultimo decennio:  la questione sulla centralità nella vita degli Stati Europei e dei cittadini, dell’UE, tra scetticismo o meglio euro-scetticismo ed opportunità.



A proposito dell’attuale situazione europea e dell’odierna strategia politica comunitaria, sostiene Josè Manuel Barroso, Presidente della Commissione Europea:” La strategia Europa 2020 punta a rilanciare l'economia dell'UE nel prossimo decennio.  In un mondo che cambia l'UE si propone di diventare un'economia intelligente, sostenibile e solidale. Queste tre priorità che si rafforzano a vicenda intendono aiutare l'UE e gli Stati membri a conseguire elevati livelli di occupazione, produttività e coesione sociale. In pratica, l'Unione si è posta cinque ambiziosi obiettivi – in materia di occupazione, innovazione, istruzione, integrazione sociale e clima/energia – da raggiungere entro il 2020. Ogni Stato membro ha adottato per ciascuno di questi settori i propri obiettivi nazionali. Interventi concreti a livello europeo e nazionale vanno a consolidare la strategia”.
Ricordo circa la centralità dell’UE come istituzione politica che fin dagli inizi del XIV° secolo, il giurista francese Pierre Dubois auspicava la formazione di una confederazione europea retta da un consiglio di “uomini saggi e fedeli”. Furono solo gli orrori dei due conflitti mondiali a creare le premesse per un suo rilancio e cioè la volontà di prevenire un altro conflitto e la necessità di organizzare la ricostruzione del continente su una base più ampia di quella costituita dalle singole potenze a mettere in moto il processo di unificazione.
La ricostruzione europea costituiva un’opportunità di legare all’area economica degli USA, alcuni Paesi del vecchio continente, creando un blocco economico e politico alternativo a quello che si andava delineando tra i paesi comunisti dell’Europa orientale.
L’idea d’Europa origina e si struttura con l’azione strutturale (nasce con la stipulazione dei Trattati di Roma, si rafforza con il varo delle politiche comunitarie, prende forma e corpo con la costituzione dei fondi di investimento, si realizza con la progettualità comunitaria), passando attraverso un processo di integrazione politica, istituzionale (1951-52: CECA; 1957-58: CEE,EURATOM; 1986-87: ATTO UNICO EUROPEO che è una sorta di revisione dei Trattati di Roma), economica e di allargamento dell’unione.
Poste queste premesse non si può restare indifferenti ad una posizione che dovrebbe essere spuria, media tra un’esaltazione comunitaria a prescindere ed un freddo e cinico euro-scetticismo.

Ricordava il saggio Aristotele nella sua Etica nicomachea:” D’altronde la virtù ha per oggetto passioni ed azioni, nelle quali l’eccesso costituisce un errore e il difetto è biasimato, mentre il mezzo è lodato ed ha successo: e queste sono, ambedue, caratteristiche della virtù. La virtù è dunque una sorta di medietà, perché appunto tende al mezzo…
La virtù è dunque una disposizione che orienta la scelta deliberata, consistente in una via di mezzo rispetto a noi, determinata dalla regola, vale a dire nel modo in cui la determinerebbe l’uomo saggio. È una medietà tra due vizi, uno per eccesso e l’altro per difetto. E lo è, inoltre, per il fatto che alcuni vizi difettano, altri eccedono ciò che si deve sia nel campo delle passioni che delle azioni, mentre la virtù e ricerca e sceglie deliberatamente il medio…
Perciò secondo la sua sostanza e la definizione che ne esprime l’essenza la virtù è una medietà, ma secondo l’eccellenza e la perfezione è un estremo…”.




Riflettendo circa il percorso e la centralità dell’EU, mi sono tornate alla mente le parole e la posizione assunte dal noto sociologo Ralf Dahrendorf su “Perché l’Europa? Riflessioni di un europeista scettico” fin dal 1996, ma che nonostante i cambiamenti e mutamenti politici-istituzionali (anche a livello europeo) accorsi in questo quasi ventennio, trovo sempre molto attuali e pertinenti.




Il meta-quesito che fa da padrone nelle riflessioni di Dahrendorf, è la centralità assoluta attribuita all’unione monetaria e collegata a questa: ”qual è il vero motivo per cui oggi noi ricerchiamo l’Unione Europea?
Trovo che uno dei “must” che dovrebbero essere seguiti pedissequamente nelle riflessioni di Dahrendorf, sia la necessità e l’urgenza di guardarci dall’eurocinismo od euroscetticimo. Io condivido pienamente la definizione che il sociologo dava di sé stesso, come europeista scettico che è allarmato dalla frattura esistente fra le intenzioni e le realtà dell’Europa e che vuole ricucire tale frattura.
Ricordava il noto sociologo come: ”la sempre più stretta unione delle nazioni europee è un obiettivo che merita di essere perseguito, ma che ha bisogno urgente di essere definito con maggiore precisione. Il punto di partenza sulla strada verso questa meta è l’Unione Europea così come esiste realmente.
Una delle questioni di fondo sollevate da Dahrendorf e che il sottoscritto a 17 anni di distanza trova sempre drammaticamente reali e realistiche, è se davvero l’unione monetaria contribuisca alla soluzione dei problemi reali degli Stati Europei e dei loro cittadini:
  1.      Disoccupazione
  2.      Competitività
  3.       Riforma Welfare State
  4.       Delusione
  5.       Nuove minacce

Senza passare per cronico pessimista, non mi pare che siano questioni che siano state totalmente o parzialmente risolte, dato che a distanza di quasi 20 anni continuano a ricorrere nelle priorità dei vari programmi europei e delle politiche da implementare. Basti pensare alle priorità della strategia comunitaria Europa 2020 con cui abbiamo iniziato l’articolo.
Sostiene Dahrendorf a proposito del sogno europeo che “le speranze che non si colorano di realtà sono illusioni” ed io mi permetto di aggiungere vane ed inutili illusioni.
Sostenva Dahrendorf che “l’Europa dev’essere un parto della testa, non una questione di cuore. Io non sogno una superpotenza europea, che sieda al tavolo con gli Stati Uniti e la Cina o chiunque altro, in un mondo diviso fra grandi blocchi. Questo d’altronde sarebbe né più né meno che un sogno nazionalistico, con la sola differenza che metterebbe l’Europa al posto dello Stato nazionale…
Penso invece ad un’Europa in cui sia facile viaggiare da Aberdeen a Palermo, in cui il titolo di studi dell’università di Aberdeen sia riconosciuto anche a Palermo, in cui mi sia possibile cambiare senza fatica le mie sterline prese in Scozia in lire prese in Sicilia, un’Europa della convertibilità. La convertibilità è sempre un fatto di testa, laddove l’unità è un fatto di cuore”.
Si tratta di una posizione di criticismo verso un’idea di Europa fino a questo momento presente assolutamente condivisibile, soprattutto in luogo del rigore imposto dall'UE. 
Il rigore da solo non basta.
Ricordo le parole solo pochi mesi fa del Presidente della Consob, Giuseppe Vagas: ”un’austerità senza speranza può diventare il detonatore di una crisi generalizzata…  La risposta va trovata agendo direttamente nell'economia reale.”
Ritorniamo al punto quasi iniziale, cioè si tende sempre a focalizzare l’attenzione sull'unione monetaria, sul pilastro economico-finanziario, tralasciando quello politico e di un’efficacia ed adeguata governance.
Anche nei mesi scorsi il Presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, è intervenuto a proposito delle priorità "di politica economica del nuovo governo italiano", specie in tema fiscale. Lasciando la sede del Consiglio europeo a fine vertice, lo stesso  Ministro dell’Economia, Saccomanni, ha voluto precisare: "Ho ribadito che vogliamo rimanere all'interno degli impegni assunti a livello comunitario, che le misure che stiamo prendendo adesso, che sono misure ben note e che affrontano problemi urgenti, saranno prese in maniera tale da non alterare i saldi della finanza pubblica per il 2013". Il ministro ha voluto sottolineare che il programma presentato è stato largamente approvato dagli addetti ai lavori in Italia: "C'è un ampio consenso politico per fare questo tipo di mantenimento, ovvero  combinare il consolidamento, il rafforzamento della finanza pubblica con programmi di riforme e interventi su questioni urgenti senza sconvolgere gli impegni assunti".
Così come ogni qualvolta l’UE fissa obiettivi specie e soprattutto in tema di finanza pubblica, di efficienza della pubblica amministrazione,  in materia finanziaria e banche, di tassazione e concorrenza.
Come concluse Dahrendorf nelle sue riflessioni: ”ancora una volta l’Europa attraversa un momento di crisi. Speriamo che venga utilizzato con saggezza”.
Non c’è che augurarsi a questo punto che la nuova strategia comunitaria per la crescita che va sotto il nome di Europa 2020, possa davvero rappresentare un nuovo corso nel rilancio di un'economia più competitiva e con un più alto tasso di occupazione, attraverso l’implementazione di politiche intelligenti, sostenibili,  solidali e che possano contribuire a far rinascere dentro la coscienza di ogni cittadino europeo, la centralità e la vicinanza di un’UE come reale istituzione politica, attenta ai bisogni e alle esigenze dell’economia reale e della vita delle persone e non solo ad un’unione monetaria attenta ai vincoli di bilancio e ai vari patti di stabilità.


1 commento:

  1. Forse è più utile pubblicare il Dhrendorf-pensiero di oggi.
    https://t.co/Q07wB3oX4y
    Un bel colpo per i liberali di sinistra attaccati al Sogno Europeo.

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