Il termine della democrazia ed il trapasso da questa al cesarismo
si manifesta con lo scomparire del partito come forma politica. Il partito
politico oggi è essenzialmente una raccolta di teste, per cui se da un lato è
superiore alle vecchie caste della tradizione ed anche al suo omonimo in forma
classica, in quanto a spirito di appartenenza, è però loro inferiore in quanto
ad istinto. Il partito oggi, tra il limbo di repubbliche che numerar si voglia, è
un nemico acerrimo di ogni vera articolazione sociale ed infatti il suo concetto
si slega da quello di una presunta uguaglianza teorica ed all'interno di esso si
riconoscono non tanto interessi di casta, quanto interessi meramente
professionali. Infatti gli ideali astratti e le finalità alla base di ogni vera
politica di partito svaniscono e il loro posto è colmato da una politica
privata, esercitata da poche personalità capaci di essere mera espressione di
lobbies economiche, anche le più disparate. Se infatti una casta ha degli istinti
e se, un partito classico nella sua forma si raccoglieva intorno ad un
programma, queste lobbies sono fazioni ed ogni fazione ha solo un capo. Come
abbiamo avuto modo di osservare, nel momento in cui una assemblea parlamentare
si costituisce, si formano subito unità tattiche la cui coesione si fonda sulla
volontà di conservare la posizione dominante appena conquistata, unità che, siano
esse partiti o movimenti beninteso, non si considerano più i portavoce dei loro
elettori, ma che invece volgono a fare dei loro elettori i docili strumenti dei
propri fini.
Quindi anche un movimento organizzato apparentemente dal basso, diviene con
ciò stesso uno strumento della corrispondente organizzazione e le cose procedono
in tal senso fino a quando l'organizzazione stessa diviene a tutti gli effetti
lo strumento di una lobbie. D'altronde il potere in sè stesso è più forte di
ogni teoria. Inizialmente il complesso direttivo ed organizzativo si giustifica
con un programma, poi il programma viene difeso solo da coloro ai quali serve in
vista di un esercizio di potere puro e semplice (migliaia di persone vivono
delle cariche e degli stipendi che i partiti distribuiscono) ed infine ci si
dimentica del programma e l'organizzazione vive e prospera solo per sè stessa. E'
ovvio che una volta che un tale gruppo esiste, le elezioni hanno il solo significato di una censura esercitata dalla massa
volta per volta, sulle singole organizzazioni, sulla formazione delle quali essa
però finisce con il non avere più influenza alcuna. E con ciò stesso, il diritto
fondamentale delle nostre costituzioni, quello della massa libera di eleggere i
propri rappresentanti, resta lettera morta perchè nella realtà ogni
organizzazione sufficientemente sviluppata si dà da sè stessa i propri leader. E
lo stesso suffragio universale non da alcun diritto e garanzia reale, nemmeno
quello di scegliere, se anche fosse possibile, tra due soli partiti, perchè le
lobbies che prendono forma proprio in base ad esso vanno a controllare mediante
il potere economico tutti gli strumenti intellettuali offerti, dalla carta
stampata alle tv (in parte ancora ai social network, ma su questo avremo
occasione di ritornarvi) tanto da veicolare a loro piacimento l'opinione delle
singole persone sui partiti, mentre le lobbies disponendo di cariche, influenze e
normative ad hoc, educano un gruppo a loro completa disposizione, il quale gruppo
soppianta tutti gli altri facendoli cadere in una inerzia elettorale tale
che, alla fine, non può venire più superata nemmeno nelle crisi più gravi. Tuttavia
sarebbe errato parlare tanto di decadenza quanto di degenerazione dei costumi, è invece, a nostro avviso, lo stesso costume delle democrazie mature che per una
necessità interna assume queste forme. I partiti divengono quindi il docile
seguito di pochi individui con i quali si preannuncia il cesarismo proprio al
basso impero, i parlamenti diventano istituzioni tanto solenni quanto vuote ed i
diritti della massa vengono presentati con un grande apparato e sono tutelati
tanto scrupolosamente quanto sempre meno significano ancora qualcosa. L'economia
tramite i partiti, oramai espressioni pure e semplici di gruppi di
potere, organizza il corso dell'attività parlamentare nell'interesse di coloro di
cui questi sono l'espressione ed il fatto elettivo non è altro che un gioco
concordato presentato come espressione della volontà popolare.
Ragionamento condivisibile. Analisi lucidissima. Rispetto a frangenti analoghi, della nostra storia, c'è solo un aspetto differente che val la pena di rimarcare tra gli altri.
RispondiEliminaIl mondo globalizzato vede i singoli Stati impigliati in una rete più ampia fatta di organizzazioni sovranazionali, federative, commerciali, doganali, finanziarie etc etc.
Un tempo lo stato X rescindeva le sue relazioni diplomatiche e poteva darsi all'autarchia (se prima non arrivavano i barbari): ma oggi uno scenario in cui il Cesare di turno trascina con sé il popolino è sempre credibile?
Oppure esiste una possibile evoluzione anche per la figura di Cesare? Chi può avere interesse? Chi può trarre un guadagno da un'operazione di cesarismo?
Un tempo l'uomo forte arrivava calpestando le macerie dei partiti ma trovava un popolino pronto ad imbracciare le armi. Oggi solo la follia psichiatrica spinge pochi sventurati ad atti di sedizione. Prevalente è l'istinto al suicidio con cui molti nostri concittadini rispondono alla vergogna del fallimento individuale, quasi che il fallimento collettivo non abbia neppure senso denunciarlo (a riprova del fatto che coscienza comune non ve ne sia).
Se così è il nuovo Cesare non avrà sembianze di Cesare, ma di asettico amministratore che traghetta un popolo attraverso la crisi dalla ricchezza alla povertà ineludibile.
Gentile lettore, grazie intanto per l'attenzione con la quale ci segue, spero di essere essenziale ed esaustivo alla sua domanda,per quanto si possa riuscire a farlo in poche righe. Il cesarismo è un fenomeno proprio alla civilizzazione, anzi è la sola forma politica possibile di una fase astorica. Infatti laddove una società non trova un equilibrio sulle sue dinamiche ed il conflitto politico mina le sue istituzioni, viene il tempo del Cesare. L'avvento del quale si manifesta con l'emergere di una soluzione apparentemente distinta, per non dire avversa,diversa e superiore alle forze in gioco fino a quel momento, ma in realtà, è intimamente connessa ad esse, solo in forme nuove. Il cesarismo però, non esprime sempre la soluzione "arbitrale", affidata a una grande personalità, di una situazione storico-politica caratterizzata da un equilibrio di forze a prospettiva distruttiva, almeno io non lo intendo in tal modo. L'odierno cesarismo si fonda sul consenso largo, non più sull’uso della forza, come poteva essere un tempo certo, ma senza un vero Cesare, senza cioè una grande personalità eroica e rappresentativa e, sotto questo aspetto, un governo di coalizione è già di per sè, un grado iniziale di cesarismo. Quindi non più l'uomo forte quanto il servitore dello Stato, mera espressione di lobbies economiche e gruppi di potere che sono, questi si, strumenti nelle mani di un esiguo numero di individui che organizzano e incanalano l'attività parlamentare secondo il proprio interesse. E, tornando al suo commento, non parlerei tanto di una evoluzione di cesarismo, quanto della sola forma oggi possibile in questa unione di stati, per essere ulteriormente chiaro un servitore dello stato facente funzione delle direttive impartite, mediate dalle lobbies, secondo i loro propri interessi, di una federazione di Stati più grande. Spero di essere stato esaustivo.
RispondiEliminaA presto Simone