Il termine totalitarismo non si applica soltanto ad una
organizzazione politica, ma anche ed in modo particolare ad una organizzazione
economico-tecnica che opera mediante la manipolazione dei bisogni da parte di
interessi costituiti.
Questa preclude ab origine, l'emergere di una opposizione efficace contro
l'insieme del sistema anche per quanto concerne la libertà interiore dell'uomo, ossia quello spazio privato in cui ognuno di
noi può diventare e definire realmente se stesso.
Purtroppo oggi questo spazio è stato invaso dalla realtà tecnologica che
reclama l'individuo in toto esclusivamente per sè.
Il risultato di ciò non è tanto un adattamento, quanto piuttosto una mimesi,
cioè una identificazione immediata dell'individuo con la società stessa e va da
sè che ogni dimensione interiore è così dissolta. E la non libertà che resta è
solo una libertà al negativo. Questa libertà negativa, ossia l'essere liberi da
qualcosa e non per qualcosa, ci prepara a convivere in maniera stabile con un'incertezza di fondo, in condizioni minate da una insicurezza
refrattaria a qualunque tentativo di ridurla.
I mezzi di sostentamento, la posizione sociale, il riconoscimento della
propria utilità e dignità, possono venire bruscamente disdetti da un momento
all'altro. Ciò vale anche e soprattutto per le relazioni interpersonali, oggi
impregnate dello stesso spirito consumista che assegna al partner solo il ruolo di potenziale fonte di piacere, perciò
i legami stessi sono considerati da ambo le parti a scadenza, cioè legami che possono essere ricontrattati su richiesta da
una delle parti in causa, non garantendo perciò diritti acquisiti e non creando
obblighi per il periodo successivo alla loro disdetta. In questo scenario di
grande indeterminatezza laddove i legami si riducono ad una serie di incontri ed
interazioni, le storie di vita sono un insieme di episodi fine a loro
stessi e l'identità diviene una collezione di maschere indossate volta per volta,
viene a cadere anche l'opposizione tra realtà e simulazione e tra norma ed
anomalia. In questa libertà senza radici la nuda volontà di vivere, quella animale
per intenderci, trionfa sui simboli della civiltà, simboli in disuso che non
vengono più nè compresi, nè tollerati dalla massa cosmopolita che dimora nelle
città. Questa infatti respinge tutto ciò che è civiltà, tutte le forme che ad una
civiltà sono congenite. E l'assolutamente informe si sostanzia e perseguita ogni
residuo di forma stessa, dalla proprietà ordinata al sapere organizzato, alle
relazioni interpersonali stesse, come abbiamo esaminato più sopra, è il nuovo
nomadismo delle cosmopoli globalizzate che non riconosce nè un passato, nè
ovviamente, può possedere alcun futuro. Con ciò la globalizzazione diviene l'espressione della storia che trapassa nella non storia e che ha
nel cesarismo l'apice e la forma suprema di realtà politica.
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