Nelle scorse settimane è passata una notizia a mio avviso un pò sconvolgente e sottolineata non solo dai media tradizionali, ma degna di attenzione anche dalla rivista specializzata Focus, a proposito della possibilità della Cina con una tecnologia specifica, di poter incidere sul clima per combattere la siccità attraverso una tecnologia chiamata “cloud seeding”.
Si tratta di una tecnica che si basa su reazioni chimiche atte a favorire la condensazione del vapore acqueo atmosferico e di conseguenza la formazione di nuvole cariche di pioggia. Le sostanze più usate sono il ghiaccio secco - anidride carbonica congelata - e lo ioduro d'argento nebulizzati direttamente nell'atmosfera tramite degli aerei speciali. E’ una tecnica che sembra funzionare visto che tra il 1995 e il 2003, la precipitazione complessiva della Cina è aumentato di oltre 7,4 miliardi di metri cubi. La Cina sta investendo nel clima risorse ingenti: oltre 37.000 addetti addestrati ad utilizzare cannoni anti-aerei da 37 millimetri, lanciarazzi e aerei modificati ad hoc per l'inseminazione delle nuvole.
Questa notizia mi richiama alla mente il rapporto tra uomo e scienza, tecnica, tecnologia e progresso e se è eticamente accettabile e sostenibile uno sviluppo senza limiti anche nel suo rapporto con il sistema sociale di riferimento.
Mi sembra opportuno una ricostruzione e contestualizzazione del fenomeno in oggetto da un punto di vista sociologico.
Le mie riflessioni e il mio pensiero su questa complessa problematica muovono e traggono spunto dal pensiero del sociologo Enrico Taliani a proposito di “Mutamento e Razionalità – Per una sociologia dello sviluppo”.
Lo sviluppo come idea-progetto che porta l’uomo verso il nuovo ha il suo punto più elevato nelle teorizzazioni dei Philosophes (1700) quando interpretano la storia come un passaggio verso l’acquisizione di forme di convivenza sempre più orientate a fare della ragione lo strumento per la soluzione dei problemi dell’uomo.
Nell’uomo la ragione ha il compito di progettare la storia nel senso desiderato, nel disegnare il divenire come “impronta di un cammino di un genio che pervade individui e popoli”.
Il progresso designa un mutamento strutturale che incide ai vari livelli della società come moto perpetuo verso il nuovo che si caratterizza come migliore rispetto allo stadio precedente e la felicità stessa si pone come un bene a cui tutti possono aspirare, quindi si procede verso un'idea di progresso come ricerca del meglio. Quindi lo sviluppo diviene progetto all'interno di un quadro che pone come centrale il bene dell’uomo e la sua volontà di volerlo raggiungere.
E’ solo con la rivoluzione industriale che le idee di libertà, giustizia sociale, felicità, hanno trovato modo di esprimersi: il progresso da utopia diventa prassi e la tecnica diviene tecnologia, cioè esaltazione del processo interno ad una logica che tutto trasforma per realizzare obiettivi ad essa impliciti. Ecco quindi la tecnicizzazione del mondo come preludio all'umanizzazione dell’ambiente. Il nuovo dunque si pone come massima espressione dell’intelligenza illuminata dell’uomo.
La tecnicità esprime un modo di concepire l’esistenza e di rappresentare il divenire. Il limite si presenta come barriera che l’uomo vuole superare strumentalmente.
In certi momenti storici tale “spinta” ha delle accelerazioni, altre volte ha dei rallentamenti. A questo proposito secondo Lilley la prima fase inizia nell’VIII° millennio e finisce agli inizi del III° A.C. In questo periodo l’uomo capisce che può trarre benefici dalle sue scoperte e renderle disponibili.
A questa fase ne segue un’altra in cui si perfezionano le tecniche, ma non c’è niente di nuovo.
Dopo il 2000 la spinta verso l’acquisizione di nuove tecniche aumenta lentamente fino ad arrivare ad un livello alto intorno al 1500-1700 A.C. Poi c’è una nuova caduta e una nuova ascesa nei 500 anni prima della nascita di Cristo.
In seguito (dopo greci e romani), a partire dalla fine dell’800 D.C. le scoperte si succedono di nuovo fino a raggiungere il climax in pieno Medio Evo.
A questo punto il ritmo delle scoperte diminuisce piano piano per poi aumentare con la rivoluzione industriale.
Il fatto che in certi momenti del corso storico della vita dell’uomo ci siano ritmi di incremento inferiori ad altri precedenti, è dovuto all’azione di elementi artificiali e cioè la struttura di una particolare società. Pensiamo ad esempio all’affermazione di una società che grazie alle conquiste tecniche si era strutturata sull’uso indiscriminato dello schiavo come produttore e fornitore di servizi.
La pausa che intralcia l’andamento lineare del progresso tecnico va vista come elemento di negatività in quanto l’uomo utilizza la tecnica per creare condizioni di vita per loro natura selettive. Da una parte ci sono coloro che si avvalgono delle conquiste raggiunte con le nuove tecniche, dall’altra chi ne subisce i cambiamenti.
Pensiamo solamente alla nostra epoca digitale e a coloro i quali cavalcano questa nuova era e a chi ne resta fuori, costituendo il cosiddetto fenomeno del “digital divide” che a mio parere sta divenendo sempre più, per chi ne fa parte, una nuova frontiera di marginalità sociale.
La tecnicità da espressione di un modo di intendere il nuovo come progetto di vita, si trasforma in strumento di oppressione. In questo modo si spinge l’uomo ad arricchirsi spiritualmente e culturalmente, ma non a modificare una società che si organizza per fare un uso ottimale di manodopera a basso costo. Le soluzioni vengono concepite all'interno di un quadro strutturalmente e socialmente statico.
L’invenzione non può essere scissa dal contesto storico-sociale in cui avviene.
In generale si può tranquillamente sostenere che la linea della tecnicità non è un processo lineare. L’andamento riflette circostanze e fatti che hanno influenzato la storia dell’umanità nei suoi vari momenti. Pertanto possiamo ritenere senza ombra di dubbio alcuno che:
1. Il progresso materiale viene ad identificarsi con livelli di tecnicità sempre maggiori
2. Il ritmo e il tasso di innovazione va colto in relazione al tipo specifico di società
3. La curva del progresso materiale non è lineare
4. Alla fine le invenzioni finiscono nel diventare strumento di divisione sociale
Le acquisizioni di nuove tecnologie comportano per l’uomo la necessità di strutturarle normativamente in quadri di riferimento che offrano l’opportunità di orientare la sua azione. Nasce così il sistema tecnico come un insieme di comportamenti che possono convergere, ma anche divergere dal sistema sociale di riferimento.
E così mi pare anche e soprattutto al giorno d’oggi.
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