Un libro che mi è ricapitato in mezzo alla polvere.
Forse gli oggetti rinvenuti dopo tanto tempo,magari anche un pò nascosti da un primo sguardo ed accompagnati da quella sana polvere del tempo, sono quelli più preziosi e portatori di sensazioni e suggestioni ogni volta sempre diverse ed originali.
Si tratta di un piccolo libricino che ha accompagnato i miei ultimi anni all'Università una decina di anni fa. Ricordo addirittura l'esame che preparavo allora:"Metodologia e Tecnica della Ricerca Sociale". Esame con una bibliografia infinita, tra cui anche alcune opere di logica tra le quali figurava questo piccolo libricino scritto dal Prof.Ermanno Bencivenga.
Si tratta de "I delitti della logica".
Una raccolta di piccole storie,parabole che celebrano la potenza dell'uso della ragione anche quando ciò porta a conseguenze estreme: sacrificare sè stessi e gli altri.
La morale del libro è verso un uso costruttivo e non distruttivo della ragione.
Soprattutto in tempi come questi in cui l'elemento tecnologico è imperante e dominante nella vita degli individui e nella loro rete sociale, un uso della ragione critico e guidato dal buon senso riteniamo che sia opportuno e auspicabile.
Si domanda il Prof.Bencivenga:"Può il ragionamento ucciderci, la logica soffocarci, il pensiero dirottarci? La riflessione è la nostra arma più potente, ci permette di prefigurare il futuro, di essere critici attenti del presente, di allargare enormemente la nostra visione della realtà. Ma, come ogni arma, può anche rivoltarsi contro di noi. E in una società come la nostra, sempre più tecnologica, l'onnipotenza della logica è un rischio reale".
Si tratta di riflessioni e domande che risalgono al lontano 1998, ma assolutamente reali e realistiche.
La questione in tempi come i nostri direi che è ampiamente aperta...
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