Il problema del tempo si traduce per l'occidente nel problema
stesso della storia, ossia nella situazione per la quale il carattere
assolutamente nuovo degli eventi della tarda modernità inizia a reclamare una
sistemazione diversa e per la quale il vecchio contenitore della storia si
dimostra non più idoneo.
La storia quale creazione precipuamente umana viene così spinta ai suoi
confini significanti, sedotta ed infine abbandonata dal mito del progresso e va a
pagare il prezzo alto di tutte le emancipazioni reclamate nel tempo, senza
potersi costituire, da sola, in maniera autonoma. Il mondo secolarizzato in balia
dell'accelerazione tecnica non riesce più a definire se stesso, gli vengono a mancare parole che non
sono già state bruciate da un uso fallimentare e, per quanto cerchi punti di
appoggio, la storia stessa non contiene più alcuna redenzione possibile.
Infatti sin dal rinascimento, la storia è stata sinonimo di divenire
teleologico, principio in funzione del quale gli avvenimenti continuavano a prodursi ed
a trovare la propria cogenza foriera di ordine e significato.
Oggi invece che hanno perduto il loro valore unico ed irripetibile, il quid
di evento, le stesse azioni umane si qualificano come sappiamo, solo in base alla loro
utilità complessiva, al loro puro automatismo della funzione, quindi alla loro
assoluta ed arbitraria anticipabilità o posticipabilità.
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